Sguardi

Copertina
Manasa
Pubblicato il: 24.10.2017 11:18
Aggiornato il: 25.10.2017 12:02
Valutazione:

Breve sintesi:
Ein augenöffnender Urlaub.

Testo

Sguardi

 

Sono sollevata. Il volo lungo e faticoso sta volgendo al termine. Non vedo l’ora di camminare sulle montagne ticinesi, di cui finora avevo solo potuto ammirare le foto. Spero di non dovermi fermare a lungo al controllo dei passaporti, affinché non perda il treno, sul quale ho prenotato i posti a sedere. Appena sistemati i miei bagagli ho subito preso il mio posto. Poco dopo aver tirato fuori la mia guida turistica sento degli sguardi critici e quando alzo gli occhi vedo una coppia anziana che bisbiglia e poi afferra con rapidità le sue cose. Si alzano e si risiedono due scompartimenti più avanti. Siccome questo viaggio è stato pesante, mi sono assopita mentre leggevo, il treno mi ha cullato, finché mi sono addormentata profondamente. Sono stata svegliata da una persona che mi ha toccato il braccio. Spaventata sgrano gli occhi. Davanti a me c’è un uomo in uniforme. Mi parla in tedesco e io cerco di spiegarmi e lui mi guarda infastidito. Poi comincia a digitare qualcosa su un apparecchio. È in quel momento che ho capito che voleva vedere il mio biglietto. Glielo mostro e lui lo guarda con tanta sfiducia. Poi guarda me e di nuovo il biglietto. Finalmente timbra il biglietto e si allontana, lasciandomi la brutta sensazione di aver fatto qualcosa di sbagliato.

Arrivata a Locarno, attraverso la Piazza Grande seguendo le indicazioni. Il sole brucia. Faccio fatica a portare la mia valigia sui sanpietrini. Passo fra delle lettere grandi di metallo. Ogni tanto mi fermo per ammirare le case variopinte. A un tratto sento una voce giovane urlare. Mi giro, incuriosita. Vedo un gruppo di giovani che mi guardano e si mettono a ridere. Resto lì, paralizzata, e li fisso. Si erano chiaramente messi a ridere di me e lo stavano ancora facendo senza interruzione. Dopo qualche tempo i giovani sono perplessi, smettono di ridere e se ne vanno velocemente. Ho bisogno di un momento per elaborare ciò che è successo. Comunque, continuo a cercare il mio albergo che dovrebbe trovarsi non tanto lontano da dove mi trovo adesso.

Durante la colazione ho scelto la mia prima meta: visiterò il lido di Locarno. La notte passata, il mio primo pernottamento a Locarno, ho avuto un pò di difficoltà ad addormentarmi. Ho pensato alla mia patria e alla mia famiglia, ma alla fine poi ho fatto sogni bellissimi. Il mio sogno sembrava così vero, che mi ha fatto dimenticare la mia nostalgia. Piena di energia mi incammino verso il lido. Nell’autobus c’è un’atmosfera tesa. Dapprima penso che forse questa tensione sia normale nei mezzi di trasporto svizzeri. Ma potrei giurare di aver sentito una persona che ha sospirato con gran sollievo quando sono scesa dall’autobus.

Benché io non abbia l’intenzione di abbronzarmi mi metto in pieno sole. Il sole qui in Svizzera è molto più gradevole, il caldo piacevole, che non ti brucia subito. Dopo aver ricevuto tutta l’energia del sole possibile mi avvio per comprare un gelato tipico italiano, giusto per completare la mia giornata al lido. Mentre faccio la fila guardo la gente attorno a me. Mi è sempre piaciuto osservare come la gente si comporta differentemente uno dall’altro nella stessa situazione. Vedo un bambino grazioso accompagnato da sua madre. Sono attratta da questa scena. Sono perfetti tutti e due. All’improvviso il bambino indica me con il suo ditino e mi guarda insistentemente. Domanda qualcosa a sua madre e ha l’espressione impaurita ma anche curiosa. La madre bisbiglia qualcosa e tira via suo figlio. Il tempo è passato. Fa bel tempo come tutti gli altri giorni passati. Sono già dieci giorni che sono in Ticino. Oggi intendo andare in città, ma non ho un programma fisso, vedrò cosa accadrà. Forse andrò a fare shopping. Costeggio la via dei negozi e vedo subito un negozio in cui voglio entrare. Mi avvicino e a ogni passo divento più entusiasta. Vedo talmente tante cose che voglio comprare. I prodotti nella vetrina mi attirano come un magnete. Quasi arrivata al negozio un poliziotto si mette davanti a me. Perplessa retrocedo due passi. Il poliziotto mi guarda direttamente negli occhi. Mi fissa intensamente. Troppo a lungo. Ho l’impressione che guardi nella mia anima. Apre la bocca e dice: “Signora, lei sa che è vietato coprirsi il viso in Ticino?”

 

Commenti

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25.10.2017, Carillon
Molto attuale!