il brivido delle piccolezze

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Sealiss
Pubblicato il: 26.10.2019 22:45
Aggiornato il: 26.10.2019 22:47
Categoria: Amore
Tag / Parole chiave: luce, ombra, forza
Valutazione:

Breve sintesi:
Una ragazzina che diventa donna per essere l'eroina della sua stessa vita grazie al potere dell'amore.

Testo

1

Mi ricordo di quella sera. Seduti sugli scalini di sasso con il buio attorno, una brezza ghiacciata e e il suono della ventola di un vecchio condizionatore come sottofondo.
In un momento di silenzio, sulla mia schiena, ho sentito una forte energia congelarmi man mano che si immergeva nelle mie profondità, fino a stringermi il cuore che lottava contro quella forza.
Ricordo che non riuscivo a comandare i miei movimenti  e nemmeno le mie parole, come se qualcuno avesse sostituito le parole che volevo pronunciare. Non riesco a descrivere la situazione, perché fuori dal mio corpo non succedeva nulla.
Mentre dentro di me potevo pensare e un’altra voce silenziosa rispondeva ai miei pensieri.
La forza che usavo per scacciare l’energia veniva assorbita dall’energia stessa,
ma in un momento che ho espirato come per fare uscire lo stress, l’energia è uscita emettendo un sospiro inquietante.
Ricordo che il ragazzo che mi faceva compagnia si era semplicemente accorto dei miei strani movimenti, mentre io ancora sentivo il freddo vibrare in me. Ero davvero sconvolta, quasi spaventata. Tanto da non riuscire più a rivedere quel mio amico.
Mi sentivo congelata interiormente, quasi morta, e questa sensazione mi ha seguita in ogni giorno avvenire.

2

Ero appoggiata al muretto in fondo alla strada, vicino al bosco.
Il buio e la fredda nebbia mi avvolgevano insistendo, come se volessero soffocarmi, almeno, io mi sentivo così.
Volevo accendermi una sigaretta, ma frugando nelle tasche non ho trovato l’accendino.
Ho alzato lo sguardo e ho visto un ragazzo che camminava immerso nei suoi pensieri, sembrava molto cupo, un po’ come me in quel periodo.
Indossava il cappuccio di una felpa blu e dei jeans un po’ sgualciti, aveva un passo abbastanza deciso a non fermarsi da nessuna parte, ma questo non mi intimoriva.
- “Ciao scusami, me lo puoi prestare l’accendino?”-
Ho visto il suo sguardo spostarsi nei miei occhi e questo ha provocato un forte sbalzo nelle mie emozioni.
- “Certo, ma te la posso chiedere una sigaretta?” – Ha risposto con un tono grazioso.
Accendo la sigaretta e senza guardarlo gli restituisco l’accendino e una sigaretta nuova.
Quel senso di bruciore al petto mi spaventava visto che non lo sentivo da anni e a provocarmelo era uno sconosciuto.
- “Cosa fai da sola, nel buio, nella nebbia e vicino al bosco?”- Mi ha chiesto tranquillamente.
- “ Stavo aspettando che arrivassi con l’accendino.” – Qualcosa mi impediva di controllare a pieno le parole, perché io sentivo il desiderio di scappare, eppure stavo lì immobile a scambiare parole provocanti.
- “E sei uscita di casa apposta per questo?”-
-“ No… E tu?”- Dentro di me stava avvenendo una guerra fra ghiaccio e fuoco.
-“ Come ti chiami? Io sono Raili e per gli amici Liam.”
-“ Mi chiamo Lacy.”
-“Ammetto che ti sta molto bene come nome. Ti andrebbe di andare a bere qualcosa?”- Mi ha proposto con un sorriso azzardato.
-“ Mi dispiace, ma sarei passata da un’ amico sta sera.”- Ho cercato di dire con un filo di voce trattenuto mentre mi allontanavo.
In quel momento il fuoco ha iniziato ad espandersi al di fuori del cuore, sentivo il bisogno di piangere, urlare, correre. Non riuscivo a capire.
Camminando ho telefonato al mio migliore amico Rei per avvisarlo che sarei andata a casa sua.
Entrata in casa ho salutato senza guardare chi ci fosse, mi sono girata e oltre a Rei c’era Liam.
Con una giravolta ho chiuso la porta dietro le mie spalle e me ne sono andata. Sono entrata nell’ascensore e ho iniziato a piangere senza sapere il motivo.
Sentivo un fortissimo dolore al petto, come se veramente mi stesse bruciando o esplodendo il cuore.

Rei mi stava aspettando davanti al portone della palazzina con il fiatone,io ho preso coraggio e sono subito uscita dall’ascensore, lui senza fare domande mi ha accolta fra le sue braccia.
-“Lacy, sai che mi puoi parlare di tutto.”-
-“Prima ho incontrato quel ragazzo per strada”-
-“ Ti ha fatto del male?”- Mi ha chiesto preoccupato.
-“ Se la metti così posso dire che è come se mi avesse dato fuoco.”- Gli ho detto distrattamente.
-“Cosa vorresti dire?”-
-“Non lo so Rei… So solamente che appena mi ha guardata negli occhi il mio cuore ha smesso di avere freddo, capisci?”- Ho risposto con voce tremolante.
-“Forse è amore a prima vista!”- Ha ribattuto ridacchiando.
In quel momento ero infastidita dalle sue parole, ma forse avrebbe anche potuto aver ragione. Ma in quel momento ero confusa e spaventata a morte.

Qualche giorno dopo, uscita da scuola, sono subito andata verso casa senza guardare in faccia nessuno.
Per le strade si assaporava la brezza umida e fredda dell’autunno, ma compensata dai colori caldi e secchi della stagione.
Stavo camminando immersa nella musica che accompagnava l’incanto dei boschi, tanto deconcentrata da non vedere dove stavo andando.
Sono arrivata a casa e regnava il silenzio, non c’era nessuno come sempre, mi sono seduta sul divano e ho chiuso gli occhi.
Mi sono svegliata quando ho iniziato a sentire urlare il mio nome, poi mi sono resa conto che qualcuno bussava alla porta.
Era mezzanotte e cinque.
Alla porta c’erano Rei, Alexa e Simon.
-“AUGURIIIII!”-
Era il mio compleanno?
Mi sono svegliata completamente dopo un caffè, mentre loro tagliavano la torta.
Qualcuno stava ancora bussando alla porta e ho visto Rei saltellare per andare ad aprirla.
L’ho seguito e quando ha aperto ho visto Liam.
Rei lo ha fatto entrare e lui mi ha abbracciata fortissimo augurandomi un buon compleanno, sottovoce, vicino all’orecchio di modo che sentissi bene il suo respiro sul collo da farmi venire la pelle d’oca.
Aveva un profumo quasi magico e mentre mi abbracciava speravo non si accorgesse dei miei brividi.

Eravamo tutti in salotto, chi seduto sul tappeto, chi sul divano.
Parlavamo e scherzavamo tutti senza pensare alle emozioni.
Ad interrompere il baccano è stato il telefono di Liam, era la sua ragazza.
Udivamo delle urla isteriche risposte da una voce stufa, e poi di nuovo silenzio.
Ho deciso che era il momento di rollare una canna e l’ ho fatto.
Siamo andati in veranda con le coperte, io la condividevo con Alexa, la mia migliore amica.
-“Lacy, lo stai fissando”- Sento sussurrare da lei.
-“Di chi parli?”-
-“Pensi che io sia stupida? Adesso mi alzo e lo faccio venire con te nella coperta.”- Mi ha detto lei.
Il mio cuore stava scalpitando, perché ero così agitata per una cosa così banale?
Le ho chiesto di non farlo, ma lei gli ha chiesto di entrare a prendere da bere e nel frattempo gli ha rubato la coperta.
Io l’ho seguito per aiutarlo a trovare i bicchieri.
Ho preso i bicchieri e abbiamo preparato una caraffa di sciroppo.
-“Perché sei così bella?”- Penso di essere arrossita più di un pomodoro.
-“Senti, ma stai bene?”- Lui mi ha guardata sorpreso dalla domanda.
-“Certe cose chiedile alla tua ragazza.”-  Ho continuato.
-“Perché credi che abbia la ragazza?”-
-“Non era lei a strillare al telefono?”-
-“No scema, quella è una pazza! Mi dispiace deluderti, ma non ho la ragazza. Tu piuttosto …”-
Lì sono certa di essere diventata ancora più rossa.
-“Io sto bene da sola”- Ho concluso uscendo con la brocca.

Arrivati di in veranda alexa ci ha invitati a condividere gentilmente la coperta.
Io avevo le mani sotto le coperte e lui solo quella verso di me, perché con l’altra stava fumando.
Sentivo il suo calore entrarmi nella pelle, sentivo il suo profumo persuadermi i sensi.
Mentre stavo pensando a tutte queste cose mi ha passato la canna e nel momento stesso mi ha catturato l’altra mano sotto le coperte.
Stavo tremando come un criceto, è patetico, ma allo stesso tempo ero felice di essere ancora in grado di scaldarmi dentro, di provare emozioni.
Con il pollice mi accarezzava il dorso della mano, il mio cuore faceva movimenti più veloci.
Tremavo sempre di più e sentivo assalirmi il freddo, avevo paura.
-“Stai tremando…”-
-“Si.”-
-“hai freddo?”-
-“Più o meno..”-
Rei si era accorto del mio malessere e sapendo la causa mi ha portata in casa per tranquillizzarmi, ma il freddo era tornato a dominare me stessa.
in quel momento era entrato in casa anche Liam, era preoccupato.
-“Lacy stai bene?”-
-“Si, grazie. Sto solo coltivando del ghiaccio al mio interno.”-
-“Cosa intendi dire?”-
-“Forse un giorno ne riparleremo.”-
Un malessere interno mi assaliva, non riuscivo ad accettarlo, mi chiedevo perché non mi lasciasse stare.
Ero stufa di non poter godere del calore, ero stufa di non potermi controllare.

 

3

Erano passate le nove, stavo passeggiando nei dintorni del bosco.
Fino a quando ho incontrato il solito muretto.
Seduto sopra c’era Liam.
-“Sei passata, ci speravo.”- Mi ha detto sorridendo.
-“Ciao Liam”-
-“Volevo ascoltare la tua storia, ti va di fumare con me e raccontarmela?”-
-“Sei in grado di sorprendermi in ogni tua spontaneità, mi piaci.”- Ero certamente convinta che queste parole non mi appartenessero, ma poi ho visto accennarsi un sorriso fra le sue labbra, dunque ho dedotto che da lui non potevano essere usite.
Mi sono seduta e ho iniziato a raccontargli di quell’energia fredda che mi ha ingabbiata e che molto probabilmente sono stata io a chiamarla, ma non sono più stata in grado di mandarla via nonostante se ne fosse già andata.
-“ Sei stata tu a chiamarla?”- Mi ha chiesto perplesso.
- “ Ho avuto un forte desiderio di sparire da questa terra e questa mia negatività ne ha attirata altra per accontentare il mio desiderio.”-
-“Però sei ancora qui.”-
-“Chissà fino a quando, ormai sono passati anni e mi congelo sempre di più.”-
-“Ho sentito che qualcuno ti ha fatta scottare”- mi ha detto sorridendo quasi maleficamente.
-“Perché Rei non sta zitto…”- Ho detto mentre mi allontanavo.
-“Prima che tu vada voglio dirti una cosa.”-

Un suo braccio mi ha presa dai fianchi e mi ha portata vicino al suo corpo, sentivo il suo respiro sulle labbra.
Il mio cuore stava impazzendo, ma sentivo che il suo batteva allo stesso ritmo e mi faceva sorridere.
-“Da vicino sei ancora più bella.”- Ha sussurrato a bassa voce.
La punta del suo naso toccava la mia e le sue labbra sfioravano le mie che erano socchiuse, un momento durato anni in un minuto.
Vedevo i suoi occhi verdi brillante chiudersi e lui avvicinarsi ancora.
-“Vorrei tanto baciarti”- Mi ha sussurrato con il respiro profondo.
In quel momento sono certa di aver preso fuoco, nonostante non mi avesse baciata.
Ammetto di esserci rimasta male quando mi sono svegliata nel letto accorgendomi che si trattava di un sogno.

 

4

Pensavo spesso a Liam, lo sognavo frequentemente e mi piaceva ricordare i sogni che vivevo con lui. Ancora, però non riuscivo a capire il perché era arrivato a casa mia al mio compleanno, non capivo i suoi complimenti, non capivo il calore che mi faceva sentire, non comprendevo il significato della sua persistenza nelle mie emozioni e nei miei sogni.

Era sabato mattina, stavo facendo colazione in veranda, tranquillamente ascoltando gli uccellini cantare.
L’inverno si stava avvicinando e il freddo lo evidenziava, per questo stavo tremando molto, ma in quel momento ignoravo la questione.
Mi sono alzata per rientrare, ma ricordo di essere caduta e poi mi sono svegliata in ospedale.
I dottori affermavano una commozione cerebrale causata dall’impatto della caduta, sono dovuta rimanere in quella gelida stanza stotto osservazione.

Stavo sonnecchiando e ho sentito bussare alla porta, erano Rei ed Alexa con delle ciambelle.
Mi sentivo completamente ghiacciata, riuscivo a malapena a sorridere, sentivo un’oscura tristezza dirigermi.
Non ero depressa, solo ero incapace di essere me stessa dopo quell’incontro negativo, quelle emozioni non le sentivo mie, ma la mia vita ne era condizionata.
Dopo alcune ore della loro visita sono tornata ad essere da sola, in mezzo a liquidi chimici che entravano nel mio corpo e circondata da ferri, mi sembrava di impazzire, non mi servivano queste specie di cure. Non ero malata.
Mi serviva solo il calore, l’amore.

Mancavano 2 giorni per uscire, ero al bar dell’ospedale a fumare una sigaretta distrattamente.
Ho alzato lo sguardo e ho visto Liam seduto di fronte a me -sto ancora sognando?- Mi sono chiesta.
Mi ha preso la mano: -“Come stai bellezza?”-
-“Ma tu spunti sempre così? Con questa tua dolcezza, non la sopporto più, non la capisco come non capisco il fatto che tu sappia che sono qui.”-
-“Ero venuto a farti un saluto, so che sei qui perché ti ci ho portata io, ma se preferisci me ne vado.”-
-“Sto bene, grazie.”- Ho risposto seccata.
-“Non prendermi in giro.”- Ha risposto lui.
-“E chi sei tu per riconoscere quando ti prendo in giro?”-
-“Quando lo fai arricci il naso…”-
-“Sempre con le parole in tasca...”- Ho detto sorridendo.
-“Dai, vieni che ti porto via da qui.”-
-“E dove vorresti andare?”- Ho chiesto perplessa.
-“Fidati, ho già parlato con i dottori, gli ho detto che sono tuo fratello.”-
-“Spero che nessuno scopra che mi fido di un ragazzo che mente ai dottori.”-
Abbiamo riso per un attimo, poi sono salita nella sua auto.
-“Dove mi vuoi portare?”-
-“Preoccupati solo di aprire il cruscotto e rollare una canna che ne hai bisogno.”-
Non ricordo quando è stata l’ultima volta che ho riso così tanto.

-“Sai Liam, l’altra notte ti ho sognato.”- Quanto mai ho parlato.
L’ho visto sorridere mentre era concentrato a guidare.
-“Quando sorridi in quel modo hai una faccia divertente.”- ho detto con tono scherzoso
-“E cosa avresti sognato?”- Ha chiesto divertito.
-“Ho sognato che mi stavi aspettando di fronte al muretto dove ti ho visto per la prima volta, ma non sapevi che io sarei arrivata. Ti ho raccontato la storia che volevi sentire e poi tu, tu mi hai presa, ma non mi hai baciata!”-
-“Quindi mi stai dicendo che avresti voluto che lo facessi?”- Ha continuato divertendosi ancora di più.
Continuavo a fissare il suo sorriso, fumavo e guardavo il paesaggio. Diventava sempre più vivo e caldo.
Ormai era passata un’ora da quando eravamo partiti e da un po’ regnava il silenzio, si sentiva solamente il suono dello scalpitare del cuore.
-“Siamo arrivati.”-

5

La macchina si era fermata assieme al mio respiro.
Nei dintorni c’erano colline e stese di prato, l’erba mi arrivava alle ginocchia e sopra di noi regnava il sole.
Vedevo Liam trafficare nel baule dell’auto, poi l’ho visto tirar fuori un cestello da pic-nic e una coperta rossa.
Abbiamo steso la coperta sotto un albero di mele e pian piano abbiamo iniziato a mangiare il pic-nic.
-“Ti piace qui?”- Mi ha chiesto con la bocca piena.
-“Moltissimo!”- Ho risposto nel suo stesso modo.
-“Io sono cresciuto qui, vivevo con i miei nonni e avevano una fattoria, gli aiutavo un po’.  Mi è sempre piaciuta l’aria di campagna. ”-
-“Sì, anche a me. Scusa se te lo chiedo, ma i tuoi genitori?”-
Lui si è seduto un po’ più teso guardandomi fisso negli occhi e mi ha chiesto di stringergli la mano.
Era bellissimo, nonostante tutto.
-“Purtroppo non li ho mai conosciuti, mia madre è morta durante il parto e mio padre, mi hanno raccontato, che è stato ucciso da un militare prima che nascessi.”- Faceva fatica ad aprirsi eppure lo stava facendo con me.
-“In fondo la tua storia ti ha fatto diventare ciò che sei e sono sicura che chi ti ha messo al mondo sarebbe orgoglioso di te.”- Ho cercato di dire.
 -“Usi belle parole, sai come scaldarmi, ho fatto bene a portarti qui.”-
-“Avevi dubbi?”- Entrambi abbiamo sorriso.
-“Non su di te! Piuttosto, ricordo che anche tu avevi qualcosa da raccontarmi…”- Mi ha detto.
-“Beh cosa dire… Sono cresciuta con i miei genitori e la mia sorellina in una casa fino a dodici anni. Una mattina mi sono svegliata e ho calpestato a piedi scalzi il sangue ancora caldo di mia sorella, poi l’ho vista distesa sul letto e così anche i miei genitori. Mi sono guardata allo specchio e mi sono impietrita, ero piena di lividi, il mio viso era irriconoscibile e non ricordavo nulla.
Un’ assassino era entrato in casa e gli ha uccisi, io avevo 12 anni e ancora mi chiedo perché non ha ucciso anche me. Da quel giorno la mia testa si è riempita di negatività, desideravo essere morta come loro.
Sono andata a vivere con mia nonna fino ai 18 anni e poi è passata a miglior vita anche lei, in compenso ho ereditato tutti gli averi della mia famiglia e ho potuto elevarmi e crescere. Ora ho 20 anni e riesco a sostenere la mia vita, nonostante il fatto che questa negatività mi perseguiti e mi congeli ogni giorno di più.”-
-“Non avevo dubbi del fatto che sei una ragazza forte, queste parole mi hanno fatto capire molte cose sul tuo conto e ti giuro che mi piace ciò ch sei. Trovo che la campagna sia un posto perfetto per far entrare un po' di luce, ti prego continua a raccontare, vedrai che ti farà bene”-
-“Poi un giorno ho subito la caduta di potenza, che somministra di per sé la liberazione in seguito alla morte del corpo, la quale può essere immediata o rimandata ad un altro momento, secondo il grado di intensità della caduta stessa. Persiste in me ancora oggi, questa forza negativa, e pian piano mi uccide non so quanto ci voglia a finire.”-
-“Non c’è nulla che si possa fare?”-
-“Sarebbe come sciogliere un ghiacciaio di circa dieci anni con l'asciugacapelli.”-
-“Non mi sembra impossibile.”-

Dopo queste parole è sorto un periodo di silenzio apprezzato da entrambi.
È brutto da dire, ma sono felice di trovarmi con lui, con un ragazzo che non prova pena nei miei confronti, con un ragazzo in grado di comprendere e accettare senza troppo sforzo le disgrazie della vita.
Sono contenta di aver incontrato un ragazzo così luminoso grazie ad un’ accendino, sono grata del fatto che lui sia diventato ciò che è.
Lo guardavo, un ragazzo con le labbra carnose e un bel viso contornati da una fine barba , i capelli scuri e gli occhi verde scuro. La sua pelle sembrava morbida, liscia, un po’ scura.
Guardavo che lui mi guardava negli occhi, mentre ardevo.
Piano si avvicinava a me, fino a quando sentivo il suo respiro sulla pelle. La sua mano era dietro al mio collo prima che me ne accorgessi.
Le sue labbra sfioravano le mie per poi incontrarsi in un passionevole bacio.
La sua mano destra mi prendeva il collo e la mano sinistrami accarezzava il viso.
Sentivo formicolii ovunque e ricordo di aver perso una lacrima, in un bacio così intenso. Avevo la pelle d’oca su tutto il corpo.
Ci baciavamo come lo fanno gli amanti che tornano dalle loro amate dopo un lungo viaggio e una lunga attesa.
-“Stai tremando, hai freddo?”-
Sotto voce gli ho risposto di no.
Lui ha sorriso e mi ha rapita fra le sue braccia facendomi sdraiare vicino a lui. Guardavamo il cielo sdraiati e abbracciati per scaldarci, mentre pian piano calava il sole.

-“Lacy ti porto a casa?”- Mi ha chiesto Liam con tono preoccupato.
-“Mi piacerebbe vedere dove abiti.”- Gli ho risposto un po’ timidamente
-“Andiamo allora!”-

Ironicamente casa sua era nel mio stesso quartiere, per questo conosceva anche lui il boschetto.
Ci siamo accomodati sul divano in compagnia di un buon vino e con un po’ di jazz in sottofondo.
Ricordo di essermi svegliata all’ospedale.

6
Ho aperto gli occhi e la prima cosa che ho visto erano gli occhi di Liam e il suo sorriso.
-“Ciao stupenda, ti sei svegliata.”-
-“Perché sono qui?”- Gli ho chiesto con un filo di voce.
-“Sei svenuta e non ti svegliavi più, ti credevo morta per un momento. Eri congelata e il tuo cuore non si faceva sentire.”-
-“ Scusa…”-
-“Non devi scusarti, piuttosto, come ti senti?”- Mi ha chiesto con un’espressione interessata.
Mi sono guardata attorno cercando di orientarmi, l’orologio indicava le tre e venti del mattino. Dalla finestra entrava una luce bianca annebbiata e si notavano le gocce della pioggia sulla finestra.
-“da quanto sono qui dentro?”- Gli ho chiesto.
-“Sei qui da cinque giorni, eri in coma… I medici mi hanno ordinato di chiamarli quando ti svegliavi, dimmi quando te la senti.”- La sua voce aveva un tono tanto profondo.
Ho iniziato a piangere, non perché mi sentivo male, ma perché questo segnava l’arrivo del mio addio.
Liam mi ha stretto la mano e l’ha dolcemente baciata.
-“Abbracciami ti prego…”- Gli ho detto singhiozzando.
Lui si è sdraiato di fianco a me e mi ha abbracciata forte dandomi un bacio sulla fronte, io in quel momento ho smesso di sentire il cuore soffocarmi e mi sono addormentata accanto a lui.

Quando sono arrivati i medici, Liam è dovuto uscire e non l’ho più visto come l’aria fresca d’autunno.
Dopo che sono uscita, per qualche tempo non ho visto nessuno. Sentivo il bisogno di stare da sola a riflettere come proseguire la mia vita. I medici sostenevano che il mio cervello stava collassando e non mi sarebbe rimasto molto tempo per vivere, solo che io non ci credevo. Non volevo stare ferma e aspettare la mia fine.
Era arrivato l’inverno e io sarei dovuta essere molto più forte di quanto lo ero già.
Avevo deciso di preferire il mio benessere a tutto il resto.

7
“Ho deciso di non seguire più la routine lavorativa per qualche tempo.”
Mi guardavano tutti attentamente, come se da questa notizia fossi diventata aliena.
“Per quale motivo precisamente?” mi ha chiesto Rei.
“Vorrei dedicarmi al mio benessere, non voglio stress né pressione. Voglio solo energie positive da adesso in poi.” Ho risposto francamente.
Nell’aria non c’era movimento, l’atmosfera era ferma in un livello comune. Rei, Alexa, Simon e Liam mi guardavano silenziosamente ed era un fatto mai accaduto, fra di noi.
Solitamente le nostre uscite o le nostre cene erano piene di energia e gioia di vivere, ora era tutto più serio e calmo. Mi faceva ridere perché mentre parlavo, avevo il tempo di osservare le loro espressioni immobilizzate ridicolamente, avrei fatto una foto ad ognuno.
“Dunque, vorresti dire di voler occupare le tue giornate facendo cose che ti piacciono?” Mi hanno chiesto.
“Esattamente, vorrei riprendere in mano la mia vita e seguire la mia strada. Mi chiedo perché non l’ho fatto prima. Inoltre, presto partirò per qualche mese senza una particolare meta e mi piacerebbe che voi veniste con me a vivere questa avventura.” Ho aspettato che riflettessero alla proposta, poi mi hanno risposto e abbiamo iniziato a scegliere il mezzo di trasporto. Per fortuna in quel momento la situazione è diventata molto più famigliare e mi sentivo molto meno in suggestione.

Pochi minuti dopo ha suonato il campanello e Alexa è corsa ad aprire.
Pochi secondi dopo è tornata con cinque pizze urlando “PIGIAMA PARTY!!!!!”
Tutti d’accordo ci siamo messi a preparare la postazione per dormire e avendo ancora avuto dei vecchi vestiti di mio padre, ho potuto prestare a tutti, compresa me stessa, dei pigiami giganteschi e caldi. Il salotto era diventato un piazzale ricoperto di materassi, coperte e cuscini.
Mentre mangiavamo la pizza guardavamo un film che nessuno stava realmente seguendo, chiacchieravamo, ridevamo e scherzavamo.
Ad un certo punto sono uscita in veranda a prendere una boccata d’aria e ho lasciato che una sigaretta raggiungesse la mia bocca, come fosse un gesto naturale. A quel punto Rei mi ha raggiunta e ha chiuso la finestra che stava dietro di noi, si è seduto facendomi cenno di seguirlo.
“Sai Lacy, ti conosco da molti anni, così tanti da dimenticare che tu non sei realmente mia sorella. Per te provo un’ amore incondizionato che non è paragonabile a quello di nessuno, ti voglio così tanto bene che potrei fare di tutto per te e con “di tutto” intendo ogni cosa. Conosco molto bene la tua storia, ma l' ho sempre vista con i miei di occhi. In tutti questi anni mi hai raccontato ciò che è accaduto, ma mai di come ti sei sentita a riguardo. So che non dovrei preoccuparmi per te, ma voglio solo farti rendere conto che tenere i propri sentimenti repressi li aiuta solo a crescere, buttali fuori.”
Io l’ho guardato senza dire nulla, il cuore mi batteva all’impazzata, tanto da sentirlo rimbombare.
Ho guardato dentro casa e vedevo i nostri amici giocare a carte, ho sorriso e ho preso a raccontare:
“ Quel mattino mi sono svegliata di colpo, avevo freddo, un freddo glaciale. Quando mi sono resa conto della situazione, di aver perso tutta la mia famiglia in una notte e di essere stata massacrata di botte, mi sono sentita morta dentro. Mi chiedevo quanto senso avrebbe avuto andare avanti se dentro di me non c’era assolutamente nulla di vivo e luminoso. Stavo male ogni giorno che passava, le volte che mi sorprendevo a fissare il vuoto, la mia faccia non aveva espressione e il mio cuore era come fermo.
Mi chiedevo perché non fossi morta con la mia famiglia, mi chiedevo chi sarebbe potuto essere quel pazzo omicida e mi chiedevo cosa avrei fatto se un giorno sarebbe tornato. Non vivevo nel terrore, ma nell’angoscia di essere in una vita precaria, sarebbe potuto tornare a prendere anche me.
In quel periodo se ben ricordi avevo smesso di uscire, di andare a scuola, di mangiare, avevo paura di essere seguita da quell’ uomo e che avrebbe potuto fare del male a tutti quelli che amo. Mi stavo colpevolizzando degli avvenimenti, tanto da perdermi e non riuscire a tornare. Credevo che qualcuno mi seguisse per rovinarmi la vita uccidendo le persone che mi stavano accanto.”
Rei mi ascoltava con gli occhi lucidi e io raccontavo con voce ferma e le mani che mi tremavano, lui dopo essersi reso conto mi ha stretto la mano destra.
“Poi sono venuti a prendermi. Mi hanno porta in quel postaccio pieno di gente malata e manipolata. E c’era quell’uomo, se si può definire uomo. C’era quel essere mal riuscito che ha massacrato la mia famiglia nel luogo in cui ero rinchiusa. Lo tenevano alla larga da tutti perché sostenevano la sua infermità mentale e io.
Io ero costretta a convivere con la mia rabbia, con la voglia di ripagarlo. Ogni volta sentivo il desiderio di spaccargli quella faccia e soffocarlo con il suo stesso sangue e dirgli “muori stronzo”. Ma no. NO!”
Rei sentiva che mi stavo irritando dal momento che gli stringevo la mano senza fargli più circolare il sangue. Mi guardava senza dire nulla e io parlavo, mentre gli altri probabilmente dormivano.
“Sai cosa mi fa più arrabbiare? Che sono l’unica ad averci rimesso, si sono stata fortunata a non essere morta, ma nel frattempo ho passato sei mesi in ospedale senza poter contare su me stessa per niente. Non potevo parlare, mangiare, grattarmi il naso, niente! E quello psicopatico in tanto era a godersi la vita in un luogo nel quale tutti erano al suo servizio. Sono stata l’unica ad essere morta, il mio corpo c’era, ma dentro ero vuota, potrei dire di essere stata uno zombie.”
Mi sono girata per vedere cosa stesse facendo Liam e l’ho sorpreso origliare con gli altri due.
“Da quanto state ascoltando?” Gli ho chiesto.
“Circa da quando siete usciti…”
“A questo punto uscite anche voi no?” Gli ho detto ridendo prima di continuare a raccontare.
Liam aveva appena acceso una canna e devo dire che ha fatto proprio bene!
“Dopo quel periodo lunghissimo e infernale la mia cara nonnina si è presa molta cura di me, fino a quando i ruoli si sono invertiti. Mi ha insegnato molto quella tenera donnina, le sono molto grata. Purtroppo però quella negatività che mi seguiva da troppo tempo era già diventata parte di me, o forse io ero diventata la negatività stessa. Quando lei è morta io non ero triste, perché conoscevo molto bene il significato della morte e il suo trapasso è stato privo di sofferenza.
In ogni caso dopo quell’episodio il mio corpo ha iniziato a spegnersi. Cominciavo a svenire sempre più frequentemente e risvegliarmi chissà come in ospedale, come se avessi avuto un angelo custode che mi ci portava.”
Rei mi stava ancora stringendo la mano, l’ho visto con gli occhi colmi di lacrime e ho deciso di abbracciarlo.
“Lacy, come hai fatto a convivere con tutto questo? Come hai fatto a non farlo uscire? Come puoi ammaestrare un demone così grande?”
A quel punto ero io ad avere le lacrime sul viso.
“Io non ho mai imparato a conviverci, ci ho solamente fatto l’abitudine. Mi hanno consigliato di combatterlo, ma come si può combattere contro se stessi? Mi sono sempre ripetuta che un giorno tutto questo sarebbe finito, ma forse dovevo solo accettare e perdonare. Perdonare quel pazzo, perdonare la mia famiglia per essere morta, perdonare me stessa per essere rimasta in vita. Ma non sono mai stata pronta a perdonarmi per essermi fatta trascinare in quel buco nero senza tempo e senza fine.”
Credo che quello sia stato l’unico momento in cui io abbia vissuto un abbraccio di gruppo.
“Lacy tu sei forte, sei riuscita a sopravvivere da tutto questo e lo hai fatto a testa alta, ti sei ricostruita senza troppi rimpianti e guardati! Sei una bellissima ragazza con la testa sulle spalle, sei forte. Chiunque sarebbe fiero di te. E penso di parlare per tutti quando dico che noi lo siamo, noi siamo fieri di te.”
Non avevo bisogno di sentire o dire altre parole.
Finita la canna siamo tornati in casa e presi dalla fame abbiamo preparato valanghe di pop-corn al burro da mangiare davanti a un film demenziale.
Nel frattempo l’umore collettivo si risanava e pian piano saliva anche la stanchezza.
Quella notte ho dormito fra le braccia di Liam e ho sognato di volare.



8
Dopo quella sera ho passato molto tempo con Liam. Una sera si è fermato a dormire.
Chiacchieravamo sul divano uno in faccia all’altro, notavo che mi mangiava con gli occhi, ma avevo il timore di reagire perché non ricevevo questo tipo di amore da troppo tempo, tanto da bloccarmi.
La sua mano era dietro al mio collo e le sue labbra sulle mie. L’altra mano mi accarezzava lungo la schiena fino ai fianchi. Ha iniziato a spogliarmi e io lui. Travolti da un’immensa passione ci siamo trovati l’uno sopra l’altra nudi. Io ho iniziato a tremare, piangevo, ero terrorizzata, in panico.
Lui con premura ha cercato di rassicurarmi, mi ha avvolta nelle coperte dicendomi di respirare.
“Lacy nessuno vuole farti del male”
Il mio pianto è aumentato diventando un urlo, il mio corpo senza forze e impietrito è caduto fra le sue braccia che mi hanno stretta con amore e sicurezza.
Ho pianto per ore mentre lui si prendeva cura di me. Il suo amore mi terrorizzava.
“Lacy non sei sola, dall’altra parte si, ma qui ci sono persone pronte a sostenerti quando cadi. Usa la tua forza per liberare il tuo cuore. Fai uscire quel dolore che ti porti dentro. Io starò qui con te.”
Le sue parole mi hanno donato un calore tale che le mie lacrime terrorizzate sono diventate lacrime di gioia. L’ho ringraziato e lui mi ha preparato un bagno caldo.
Il giorno dopo stavo molto meglio, mi sentivo molto più leggera. Dopo la colazione siamo usciti a fare un giro con le bici, facevamo a gara di chi andasse più veloce. Abbiamo corso fino a stancarci del tutto e poi ci siamo sdraiati su di un prato.
“Liam, grazie. Non so ancora esattamente chi tu sia, ma sento che sei una buona persona e mi stai aiutando molto. Il pianto di ieri ha smosso le acque stanganti. Grazie a questo sento davvero di poter ritrovare la luce.”

Da quel giorno la mia vita è cambiata. Io la vedevo diversamente. La vivevo con entusiasmo, come se ogni giorno potessi raggiungere il massimo. Con pazienza lui mi ha accolta e insieme abbiamo iniziato a costruire le basi per sostenere un’immensa vita.
La mia forza l’ho investita nell’entusiasmo, nella gioia di vivere, nell’amore. Man mano il mio dolore iniziava a sgretolarsi. Spesso cadevo in forti pianti che mi privavano della forza di restare nel qui e ora.
Cercavo sempre di controllare il mio respiro per tornarci. Quelle lacrime mi logoravano gli occhi, ma allo stesso tempo risanavano il mio spirito.
Che io fossi sola, o con qualcuno, ero grata alla vita di avermi donato persone care sulla quale poter contare così che le mie lacrime si trasformassero in luce.
Man mano rivedevo me stessa nel passato ricordando le buone azioni. Faticavo a ricordarle a tal punto che la magica Alexa mi dovette mostrare gli album fotografici del passato.
Il mio sorriso stava tornando e insieme la fiducia in me stessa.
Guardandomi dentro ho potuto crescere e riportare l'amore dove c'era l'inferno.
Sono diventata felice e orgogliosa di me stessa grazie ai desideri del mio cuore.

 

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